Psicologia

IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’ (ADHD)

Hanno difficoltà a mantenere la concentrazione, quando gli altri parlano sembrano non ascoltare, sono distratti, smemorati, impulsivi, si muovono continuamente, spesso non rispettano il proprio turno e interrompono gli altri. Molti bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (dall’acronimo inglese ADHD) non si comportano sempre come genitori e insegnanti desidererebbero.

Ma quali sono le sfide che devono affrontare questi bambini e ragazzi?

La prima è sicuramente la scuola. Questi alunni non riescono a stare concentrati troppo a lungo e dopo un po’ che l’insegnante spiega, è molto probabile che la loro mente inizi a vagare. Inoltre, la maggior parte delle volte, non riescono a completare attività o verifiche nei tempi prestabiliti. Di frequente possono dimenticare il materiale necessario per la lezione oppure di scrivere i compiti nel diario e, di conseguenza, di farli.

La difficoltà non è solamente quella di ricordarsi di portare tutto l’occorrente, ma anche di mantenerlo in ordine, infatti, una loro caratteristica è l’essere disordinati. Per non parlare dell’enorme fatica a rispettare tutte quelle regole che la scuola richiede come, ad esempio, alzare la mano prima di parlare oppure stare seduti e fermi al proprio posto.

Un’altra sfida riguarda l’impulsività. Sono bambini, infatti, che possono agire senza prima pensare; altre volte, invece, possono gridare o fare scenate perché non riescono ad aspettare qualcosa che vorrebbero subito. Questi comportamenti possono far arrabbiare o imbarazzare le altre persone, soprattutto gli adulti.

Infine per i bambini e ragazzi con ADHD può essere molto complicato stringere e mantenere le amicizie. In una conversazione possono avere difficoltà a rispettare il proprio turno, lasciano poco o niente spazio agli altri e non sono molto bravi ad ascoltare ciò che gli altri hanno da dire. Ciò accade anche nei momenti di gioco dove, non solo bisogna rispettare il turno ma anche le regole.

Comportamenti simili, in aggiunta alla forte impulsività, possono essere motivo di esclusione di questi bambini. L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo che ha un’incidenza pari al 5% della popolazione infantile. La quinta Edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) ne identifica tre tipologie possibili: ADHD con difficoltà prevalentemente attentive, ADHD con maggiori difficoltà legate all’iperattività e all’impulsività, ADHD con problematiche legate sia all’attenzione e sia all’iperattività/impulsività.

La gran maggioranza delle volte viene identificato con l’entrata alla scuola primaria; in ogni caso, in età prescolare il sintomo principale coincide con l’iperattività che, con il tempo, può diminuire. Durante l’adolescenza e l’età adulta possono continuare a essere presenti sintomi quali irrequietezza, impulsività, disattenzione e scarsa capacità di pianificazione ed organizzazione. Una buona percentuale di bambini con ADHD continua ad avere difficoltà anche in età adulta.

Cosa fare se un bambino/ragazzo mostra difficoltà legate all’attenzione, all’iperattività e al comportamento impulsivo?

Prima di tutto è necessario eseguire un’accurata valutazione clinica attraverso una raccolta d’informazioni (solitamente effettuata a genitori e insegnanti) e un’indagine delle abilità cognitive del ragazzo (ad esempio: attenzione, memoria di lavoro, capacità di pianificazione mentale, inibizione…), degli apprendimenti scolastici (lettura, comprensione del testo, scrittura e calcolo) e degli aspetti riguardanti la sfera socio-emotiva. Il tipo d’intervento indicato per bambini e ragazzi con ADHD prevede, secondo linee guida, un approccio multimodale che prende in considerazione, oltre al supporto farmacologico, trattamenti cognitivo-comportamentali o psicoeducativi e il coinvolgimento dei famigliari (Parent Training) e degli insegnanti.

Presso “Spazio Pedagogico” è possibile seguire specifici training per potenziare l’attenzione, la concentrazione, la capacità di pianificazione, la memoria di lavoro e finalizzati a migliorare l’autoregolazione e l’autocontrollo.

Di Cristina Miotto

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